Dott.ssa Taisa Colombo

Psicoterapeuta ufficiale del Centro di Terapia Strategica di Arezzo.

Dopo la laurea in Psicologia Clinica e Neuropsicologia, conseguita presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, nell’A.A. 2004-2005, mi sono specializzata in Psicoterapia Breve Strategica presso la Scuola di Specializzazione di Arezzo, diretta dal Professor Giorgio Nardone e riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Divenuta Specialista in Terapia Breve Strategica, nel 2012, ho iniziato a esercitare formalmente come Psicologa – Psicoterapeuta ufficiale del Centro di Terapia Strategica (CTS) nello studio di Castellanza.

Mossa dal desiderio di poter diffondere il modello appreso, ho conseguito il diploma di “Formazione Formatori” rilasciato dal Professor Giorgio Nardone nel 2022 e ho iniziato a collaborare con il Centro di Terapia Strategica in qualità di docente per corsi di formazione clinica.

Nel 2023 ho ottenuto l’attestato di Insegnante di Respirazione Funzionale. Questo percorso coniuga le tecniche del coaching strategico e della fisioterapia per rieducare la respirazione dell’individuo inteso come unità olistica corpo-mente e beneficiarne a livello tanto fisiologico, quanto psicologico (gestione delle emozioni, dello stress).

Pubblicazioni: “Aiutare i genitori ad aiutare i figli” di  Giorgio Nardone e dell’équipe del centro di terapia strategica, Ponte alle Grazie.

Perchè scegliere uno psicoterapeuta

La figura dello Psicoterapeuta

Molti non sanno che lo psicologo e lo psicoterapeuta sono due figure professionali diverse. Si diventa psicoterapeuti, dopo aver conseguito la laurea in psicologia clinica o in medicina, frequentando un corso di specializzazione di almeno quattro anni presso una scuola riconosciuta dal M.I.U.R.

Lo psicoterapeuta, a differenza dello psicologo clinico, è l’unico abilitato a fare psicoterapia, ossia il trattamento finalizzato alla cura dei disturbi psicopatologici basato sull’interazione con un paziente, una coppia, una famiglia o un gruppo. Per fare un esempio, la differenza tra lo psicologo e lo psicoterapeuta è simile a quella che distingue un laureato in medicina da un medico specializzato.

Quando rivolgersi ad uno Psicoterapeuta

Può rivolgersi ad uno Psicoterapeuta chi si trova in un momento particolarmente difficile della propria vita e non riesce, da solo, a superare gli ostacoli ed a ritrovare un proprio equilibrio.

Gli incontri di Psicoterapia sono appropriati sia quando si presentano veri e propri sintomi (attacchi di panico, disturbi d’ansia, depressione, etc.) sia quando si sente la necessità di migliorare il benessere psicologico, aumentando il proprio senso di consapevolezza, autostima, realizzazione di se stessi. Molteplici sono gli orientamenti e le scuole di Psicoterapia: io ho deciso di adottare nella pratica clinica il modello di Psicoterapia Breve Strategica.

La Psicoterapia Breve Strategica

La Terapia Breve Strategica (TBS) è un approccio terapeutico che ha come scopo fondamentale la soluzione di problemi psicologici attraverso l’applicazione di strategie e protocolli di trattamento specifici per i vari disturbi.

Si tratta di un intervento breve, ossia, mira ad agire efficacemente sul disagio psicologico entro un numero ridotto di sedute (al di sotto delle 20 ed in genere si auspica un miglioramento tangibile della situazione entro le prime 10 sedute) arrivando a produrre effetti benefici e di cambiamento radicale e duraturo. La terapia breve strategica, dunque, a differenza di altri approcci terapeutici, si concentra su come funziona il problema, quali sono gli elementi che mantengono i sintomi, per intervenire attivamente su di essi e rompere il circolo vizioso alla base della sofferenza psicologica.

L’intervento è adattato alla persona (famiglia, coppia) che si rivolge al terapeuta per affrontare un disagio, lavora sullo specifico problema manifestato nel qui ed ora (salvo problematiche legate al trauma o che richiedano anche un lavoro sul passato) e sulla base dell’obiettivo da raggiungere definito sempre in concreto prima di iniziare il percorso. In particolare, il terapeuta che applica un approccio breve strategico si concentra sulla funzionalità o disfunzionalità del comportamento dell’individuo, sul vissuto emotivo della persona e, soprattutto, sul modo di interagire e costruire la realtà.

L’intervento strategico, dunque, va ad agire per spezzare la rigidità di comportamenti controproducenti ed inefficaci attraverso nuovi modi di vedere le cose ed esperienze concrete che siano in grado di mettere la persona nella condizione di provare qualcosa di diverso rispetto alla realtà da cambiare. Il terapeuta guida il paziente, utilizza specifiche manovre, tecniche e strategie calibrate sulle caratteristiche del paziente e sulla problematica affrontata, assegna dei semplici compiti da svolgere, tra una seduta e l’altra, che hanno come scopo ultimo quello di far acquisire autonomia e capacità personali per gestire le sfide quotidiane e le esperienze della vita.

Ambiti di intervento

DISTURBI FOBICO-OSSESSIVI

disturbi d’ansia (attacchi di panico con e senza agorafobia), fobia sociale e specifiche, disturbo post-traumatico da stress, ossessioni, compulsioni, ipocondria e dismorfofobia

PROBLEMI DELL’ETA’ EVOLUTIVA:

 dell’infanzia: solitamente trattati con una terapia indiretta con i genitori;
dell’adolescenza: ansia da prestazione, fobia scolare, disturbo da isolamento

DISTURBI SESSUALI

difficoltà di erezione, eiaculazione precoce, vaginismo e dispareunia, disturbi del desiderio

PROBLEMI RELAZIONI

in diversi contesti: coppia, famiglia, lavoro e sociale

DISORDINI ALIMENTARI

anoressia, bulimia, vomiting, binge eating

DEPRESSIONE

nelle sue diverse forme

DISTURBI LEGATI ALL’ABUSO DI INTERNET

eccessivo uso dei social e del web

PERCORSO DI CRESCITA PERSONALE

migliorare se stessi e la propria autostima

Consulenza Breve Strategica

A ognuno di noi è capitato di trovarsi a fronteggiare situazioni particolarmente difficili da gestire: condizioni di ansia e stress, conflitti o incomprensioni in famiglia o all’interno della coppia, divergenze con colleghi di lavoro, difficoltà nel prendere alcune decisioni, etc. In tutti questi casi, sentiamo il bisogno di definire in qualche modo il nostro disagio psicologico e di trovare soluzioni rapide ed efficaci che ci permettano di superare quel momento per ristabilire, nel minor tempo possibile, il benessere personale.

Anche certi cambiamenti o alcune fasi del ciclo di vita possono essere particolarmente destabilizzanti, come ad esempio un trasloco, la nascita di un figlio, il matrimonio, il pensionamento, etc., poiché possono generare vissuti ansiogeni e depressivi.

In questi casi, non sempre è necessario intraprendere un percorso di terapia. Può bastare una consulenza breve strategica per riorientare le risorse di un individuo o di un sistema ed evitare che da un piccolo problema si passi ad una vera e propria patologia. La consulenza è utile per chi si trova in momentanee situazioni di “blocco” che non ostacolano l’usuale svolgersi della vita, ma che comunque arrecano sofferenza.

È particolarmente indicata nel caso di:

  • problemi sentimentali o di coppia
  • problemi relazionali genitori-figli
  • problemi relazionali con i colleghi di lavoro
  • problemi scolastici
  • blocchi di performance

E  in tutte quelle situazioni nelle quali i problemi potenzialmente impedenti si trovano ancora nella fase iniziale di strutturazione. La consulenza breve strategica si articola generalmente in un numero ridotto di sedute (di solito inferiore a cinque) a cadenza molto diluita nel tempo, in modo da poter supervisionare il mantenimento dei cambiamenti ottenuti.

Domande e risposte

Per tutti i tipi di disturbi, specialmente per fobie, ansia, blocchi da performance, attacchi di panico, disturbi alimentari, disturbi sessuali, disturbi ossessivo-compulsivi, paranoie e manie di persecuzione, depressione, ipocondria, problemi relazionali, presunte psicosi e qualunque tipo di problema sul quale è possibile lavorare per obiettivi. Se il problema non è chiaro nemmeno alla persona che richiede aiuto, sarà lo psicoterapeuta ad intervenire con la definizione di obiettivi raggiungibili. Per problemi meno invalidanti, che non rientrano espressamente nei quadri clinici sopra elencati, sono previste consulenze finalizzate all’orientamento, alla trasformazione dei limiti in risorse ed all’aumento della fiducia nelle capacità personali. Non è particolarmente indicata per le dipendenze da droga ed alcol.

La Terapia Breve Strategica è un intervento breve e focale che non supera le 20 sedute. L’esatta durata della terapia varia a seconda delle specifiche situazioni e problematiche e della misura in cui la persona è osservante ed aderente alle prescrizioni terapeutiche. Tale forma di intervento deve inoltre produrre i primi sostanziali miglioramenti (cosiddetto “sblocco”) del problema presentato entro le prime 10 sedute. Se questo non accadesse, il terapeuta strategico è solito interrompere il trattamento ed indirizzare la persona ad un collega dello stesso o diverso orientamento.

Nelle prime fasi del trattamento le sedute di Terapia Strategica possono essere a cadenza settimanale o quindicinale, a seconda del tipo di problema presentato e delle esigenze della persona stessa. Una volta ottenuto lo sblocco del disturbo ed il primo sostanziale miglioramento, le sedute vengono ulteriormente distanziate per permettere alla persona di sperimentare le ritrovate risorse e capacità nella vita quotidiana, senza che venga a crearsi una forte dipendenza dal terapeuta. Al termine del percorso vengono effettuati 3 controlli (follow-up) condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.

La durata di una seduta non è mai predeterminata, ma varia di volta in volta a seconda delle diverse esigenze della persona in terapia, della fase di trattamento in cui si trova e del tipo di problema presentato. La durata di una seduta può dunque variare da un’ora (nei primi incontri) fino a 20 minuti (generalmente nelle fasi avanzate del trattamento).  Anche per quanto riguardo la durata della seduta, dunque, l’unica linea guida fondamentale seguita dal terapeuta appare l’estrema flessibilità, ma sempre guidata da specifici obiettivi prefissati e concordati.

La Terapia Breve Strategica è un intervento psicoterapeutico e, come tale, non prevede l’ausilio di farmaci. Qualora il paziente arrivasse in terapia con una cura farmacologica in corso, si suggerisce di proseguire con questa, seguendo le indicazioni del proprio medico o psichiatra. Successivamente sarà cura del terapeuta, in accordo con gli altri specialisti, scalare il dosaggio nel caso in cui il paziente avesse risolto il problema che ne giustificava l’assunzione.

Dalle ricerche effettuate su oltre 3.000 casi trattati con la terapia breve strategica, sia dal Prof. Giorgio Nardone che dai suoi terapeuti affiliati e dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, si evidenzia non solo un’elevata efficacia dell’intervento in termini di soluzione del problema, ma anche e soprattutto il mantenersi di tali risultati nel tempo, con minima frequenza di ricadute e di spostamento del sintomo.

Non sussistono controindicazioni, si può lavorare trasversalmente ad altri percorsi terapeutici.

Nei casi di problemi non particolarmente acuti e pervasivi, il terapeuta strategico può proporre un intervento di consulenza breve strategica piuttosto che una vera e propria terapia. La consulenza breve, articolata in un numero solitamente limitato di sedute (circa 5) risulta essere particolarmente funzionale ed efficiente quando si ha a che fare con disturbi definibili come “non impedenti”, ovvero problemi che, pur limitando in modo circoscritto le opportunità di un individuo, non ne ostacolano la vita quotidiana. Per disturbi non impedenti intendiamo: problemi di coppia o sentimentali; difficoltà relazionali con colleghi di lavoro; problemi di relazione genitori-figli; problemi scolastici; blocchi della performance; sintomatologie non ancora strutturate.

Può capitare che la persona non ritenga di avere un problema, oppure si rifiuti di consultare uno specialista. Spesso, ma non solo, si tratta di figli adolescenti che possono avere un vero e proprio disturbo (alimentare, fobico, etc.), difficoltà scolastiche o problemi relazionali. In queste situazioni il terapeuta incontrerà prima i genitori per dare loro indicazioni concrete su come gestire il problema del figlio: se questo è sufficiente, l’intervento continuerà con una vera e propria “terapia indiretta”, cioè, condotta tramite i genitori che vengono così eletti a “coterapeuti”. In altri casi questo rappresenta il primo passo per coinvolgere il figlio nella terapia. Se si tratta invece di una difficoltà di coppia, il terapeuta lavora con uno dei partner dando indicazioni su come gestire la difficoltà nel rapporto: anche in questo caso si può poi continuare in maniera indiretta o motivare l’altro partner alla terapia.

Da un punto di vista strategico, portare in consultazione psicologica un bambino è un evento potenzialmente dannoso. Difatti, oltre a dar vita ad un pericoloso processo di “etichettamento diagnostico” a partire fin dai primi anni di vita, l’essere in cura da uno psicologo rischia di far sentire il bambino “anormale”, “cattivo” o comunque “diverso”. Questo non può che avere conseguenze negative sul suo sviluppo psicologico.
Oltre a ciò, quando si ha a che fare con bambini al di sotto dei 12-13 anni (prima della pre-adolescenza), la leva più vantaggiosa per produrre un cambiamento appare la famiglia stessa, piuttosto che la figura esterna del terapeuta.
In altri termini, la via principale per produrre dei cambiamenti rapidi e persistenti in un bambino passa attraverso il lavoro indiretto condotto con i genitori. Grazie a concrete indicazioni di comportamento, i genitori saranno guidati dal terapeuta a modificare le loro “tentate soluzioni” che porteranno alla risoluzione del problema presentato dal figlio, senza che sia necessario vedere direttamente il bambino in seduta.

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Sono iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia (n.11461), dal 2008, abilitata all’esercizio dell’Attività Psicoterapeutica (art.3 L.56/89), dal 2012.

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